Perché gli sceneggiatori di Hollywood stanno scioperando

Cosa chiede il sindacato, che denuncia condizioni di lavoro sempre più precarie

All'ombra della storica insegna Hollywood che campeggia su Monte Lee a Griffith Park e che quest'anno compie 100 anni esatti, un nuovo sciopero infiamma il mondo del cinema. Come nel 2007-2008 e forse più di allora, il sindacato degli sceneggiatori ha iniziato lunedì 1° maggio uno sciopero dei lavoratori che minaccia di fermare il sistema per un periodo non ancora definito, ma che potrebbe durare molti mesi. Quindici anni fa il comparto si fermò per 100 giorni con conseguenze enormi per cinema, tv e teatri e perdite per due miliardi di dollari. Stavolta le conseguenze potrebbero essere ben maggiori, anche tenuto conto dell'inflazione. Ma perché gli sceneggiatori di Hollywood protestano?

Lo sciopero del comparto è iniziato l’1 maggio.
LEONARDO MUNOZGetty Images

Da una parte gli sceneggiatori chiedono salari più alti, garanzie minime per un'occupazione stabile e una quota maggiore dei profitti generati dall'aumento dello streaming, accusando retribuzioni stagnanti o addirittura in calo a causa dell'inflazione, a fronte di un continuo aumento dei profitti da parte delle grandi case di produzione. Gli studios, d'altro canto, sostengono la necessità di continuare a tagliare i costi per sostenere l'aumento delle spese del comparto degli ultimi anni e di assumere sempre meno persone per serie sempre più brevi. Due posizioni praticamente inconciliabili, che hanno inevitabilmente portato allo scontro.

"Non abbiamo raggiunto un accordo con gli studi e le emittenti. Saremo in sciopero dopo la scadenza del contratto a mezzanotte", ha fatto sapere il potente sindacato degli scrittori, la Writers Guild of America (Wga), in una e-mail ai suoi membri ottenuta da AFP. Le risposte degli studios alle richieste sono state "totalmente inadeguate, data la crisi esistenziale che gli scrittori stanno affrontando", ha detto il Wga, che accusa gli studios di voler creare una "gig economy" che trasformi il lavoro degli sceneggiatori in "una professione interamente freelance". La Motion Picture Association of America, che riunisce tutti i produttori del Paese, ha presentato a propria volta una "proposta globale" per l'aumento degli stipendi degli sceneggiatori, ma non è disposta ad accogliere le altre richieste, considerate irricevibili. Tra queste, la richiesta di assumere "personale obbligatorio", compreso un certo numero di scrittori "per un determinato periodo di tempo, che siano necessari o meno".

Alcuni manifestanti davanti agli studi della Paramount.
VALERIE MACONGetty Images

Anche il metodo di calcolo della remunerazione degli scrittori per le serie in streaming, che spesso rimangono visibili su piattaforme come Netflix per anni dopo essere state scritte, è oggetto di dissenso. Per decenni, gli sceneggiatori hanno pagato "tasse residue" per il riutilizzo delle loro opere, ad esempio durante le repliche televisive o le vendite di dvd in percentuale alle entrate degli studios per i film o gli spettacolo. In altri casi si trattava di un importo fisso pagato ogni volta che un episodio veniva replicato. Ma con lo streaming tutto è cambiato, i canali di distribuzione e riproduzione si sono moltiplicati esponenzialmente, eppure gli autori continuano a ricevere un importo fisso ogni anno, anche se il loro lavoro è un successo globale, come la serie Bridgerton o Stranger Things, vista da centinaia di milioni di spettatori in tutto il mondo. Il Wga chiede la rivalutazione di questi importi, che ora sono "troppo bassi in vista del massiccio riutilizzo internazionale" di questi programmi. La questione è spinosa, soprattutto alla luce del massiccio impatto dell'intelligenza artificiale previsto per i prossimi anni sulla professione. Non resta che attendere che le parti trovino un punto di incontro possibile per non danneggiare l'industria cinematografica.

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