Le startup che aiutano le donne africane e la riforestazione

Due sono gli obiettivi ambiziosi: fermare l'erosione del suolo e creare un'economia verde che metta al centro il ruolo delle donne africane

Tra le sfide contemporanee ritorna come un imperativo la creazione di un'economia circolare e di un mondo capace di lasciare un'impronta inquinante sempre più piccola. In Africa sono stati avviati progetti ambiziosi per rispondere a questa e a un'altra necessità: coinvolgere la popolazione femminile nei progetti verdi di riforestazione, rendendola custode di un sapere e di un'Africa che è pronta a rinascere.

artur carvalhoGetty Images

Secondo i dati del World Economic Forum, ogni anno il mondo perde 15 miliardi di alberi, fenomeno che accelera la diminuzione di biodiversità e aumenta le emissioni globali di CO2. Il Continente ospita il 15% delle foreste presenti sul suolo, veri e propri polmoni che emettono ossigeno e proteggono il suolo dall'erosione, ecco perché la riforestazione, specialmente in Africa, viene vista come una priorità crescente. Nell'ultimo decennio si sono mobilitati numerosi progetti e ONG, anche se il moderno movimento di riforestazione affonda le sue radici negli anni '70 e nell'eredità lasciata dal premio Nobel per la pace Wangari Maathai, che per prima creò il Green Belt Movement, insistendo sullo sforzo comune di piantare milioni di alberi in Kenya, dimostrando quanto le foreste sane contribuissero alla sicurezza alimentare e all'equità per tutti.

Per il portale Earth.org, il progetto del Great Green Wall, iniziativa lanciata nel 2007 con l'obiettivo di piantare milioni di alberi lungo il corridoio del Sahel, rappresenta un'occasione unica per il pianeta e per l'economia africana, soprattutto se le donne verranno incluse durante il processo di riforestazione. La popolazione femminile svolge un ruolo fondamentale nell'agricoltura di sussistenza e nella raccolta di cibo e carburante, non è un caso che sia anche la prima a essere suscettibile agli effetti negativi del cambiamento climatico, in Africa ci sono tre startup ambiziose che hanno compreso l'importanza di questa sfida e che sono pronte a coinvolgere tutta la forza delle donne.

Martin HarveyGetty Images

Shea Empowerment Foundation

La Shea Empowerment Foundation è una ONG che punta a incrementare la generazione di reddito e la riduzione della povertà nel settore agricolo. Obiettivo della startup è quello di piantare 2000 alberi di karité nel sud-ovest della Nigeria, per contribuire alla creazione di sicurezza economica e ambientale a lungo termine per le comunità locali. La startup fornisce inoltre percorsi di formazione sulla gestione dei parchi per "migliorare la biodiversità e la salute del suolo nelle piantagioni di Shea". "La nostra missione è quella di coinvolgere gli emarginati (soprattutto le donne e i giovani) nella società nigeriana e, nel processo, aumentare i loro contributi economici", si legge sul loro sito.

Baobab des Saveurs

Baobab des Saveurs è una startup operante in Senegal che aiuta le donne produttrici a trarre profitto da una delle linee di prodotti biologici dell'azienda, i datteri del deserto. "Siamo convinti che ogni attore di una catena abbia un ruolo importante da svolgere", spiega l'azienda. Baobab de Saveurs insegna alle donne senegalesi a piantare alberi di valore economico come il Baobab, ed è convinta che il ripristino del paesaggio sia possibile solo se le persone riconoscono il valore della vendita di prodotti forestali non legnosi (NTFP), proprio come i datteri del deserto.

Herou Alliance

Herou Alliance è una cooperativa di donne con sede in Mali che esporta prodotti di Moringa in otto paesi e sostiene oltre 5.000 produttrici locali."Piantando Moringa su una superficie di 12.000 ettari entro il 2025, creeremo un grande deposito di carbonio, promuoveremo una rapida copertura ombreggiata nelle aree aride e semi-aride e forniremo ai terreni poveri e secchi un buon fertilizzante naturale", ha dichiarato il CEO Rokiatou Traore a WomHub. "La nostra startup verde si occupa di malnutrizione, povertà femminile e giovanile nelle zone rurali del Mali, immigrazione e cambiamento climatico, problemi che al momento ostacolano lo sviluppo dell'Africa", conclude.

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