Raggiungo telefonicamente Nava mentre è immersa nei boschi. La Ninfa Aliena, come recita il titolo di una delle 5 tracce che compongono il suo nuovo ep N130A (disponibile da giovedì 4 maggio su tutte le principali piattaforme digitali per Oyez!) ha la voce vibrante dell'entusiasmo che le è proprio. Perché questa musicista, capace di mixare mood dark, potente, aggressivo, con un’eleganza e una sinuosità che la rendono una delle artiste più affascinanti della scena contemporanea italiana, ha la gioia dentro. Stupisce sempre il contrasto tra il suo essere luminosa, quando si racconta, e l’irrequietezza della sua musica ma, come spiega lungo tutto questo lavoro dal fascino raro, far combaciare e convivere anime diverse se non opposte, è uno dei suoi talenti naturali. In attesa di godere del suo live "con uno show - promette - che finora non s'è mai visto in Italia", ci siamo fatti raccontare la genesi, le pulsioni e i pensieri racchiusi in N130A.
Sei tornata con un ep che non solo mischia i generi, dall'elettronica più cupa a sonorità trip hop fino a squarci di dance, ma anche le lingue, con pezzi in italiano, inglese e farsi. Quanto hai lavorato su queste tracce?
I pezzi erano pronti già ad ottobre, ma con il mio team abbiamo deciso di prolungare l'attesa dell'uscita perché di pari passo c'è stata la costruzione del lato visivo del progetto. Le foto, infatti, sono molto collegate alle canzoni. Il tema che cuce insieme il tutto è la mia riflessione su noi esseri umani, che viviamo in un mondo pieno di cemento, di palazzi, di macchine. Io ho un'anima tanto connessa alla natura e a un certo punto la quotidianità lontana da essa ha cominciato a tartassarmi i pensieri. In musica, la dicotomia tra spazio urbano e spazio selvaggio, si traduce in parti hardcore versus parti soft. La storia della mia vita, da Teheran a Milano, che sono due metropoli, è fatta di capacità di adattamento ad ambienti talvolta molto duri, brutalisti.
Ti conosci molto bene e ti sai raccontare altrettanto bene: come sei riuscita ad entrare così in contatto con te stessa?
Quando inizi a vivere da sola che sei molto giovane, e, come nel mio caso, in un paese diverso da quello in cui sei nata (Nava è iraniana e si è trasferita in Italia nemmeno ventenne ndr), vivi delle emozioni fortissime, in negativo e in positivo. Da lì ho messo a fuoco che cosa mi piace, che cosa posso tollerare, e cosa, al contrario, proprio non sopporto. Separarsi dai genitori e dalla routine famigliare ti fa andare incontro anche a cose che ti bruciano, che ti segnano, ma per me sono state utili. Non ho ripetuto i miei errori: I learned my lesson.
Nell'ultimo anno sono successe cose drammatiche nel tuo paese di origine: che peso hanno avuto nella scrittura del disco ma anche su di te a livello umano?
Una cosa che ha aiutato tantissimo la mia musica e la mia arte in forma visual, è stato il desiderio di essere un role model per le ragazze persiane che desiderano esprimersi liberamente. Puoi essere diversa: comoda nella tua pelle, nuda, pelata, come ti pare. Ho voluto enfatizzare, mettere l'accento su questo aspetto perché sento che manca tantissimo, di più, lo sappiamo purtroppo, in Iran, ma un po' anche qua. Io dico "puoi sbagliare, non è un problema", mentre per la cultura persiana devi essere perfetta e gli sbagli sono un tabù. Questa mia ribellione è nata con l'ep precedente Nafas, e la risposta da parte della gente, anche in Iran e con grande partecipazione della sua comunità LGBTQI+, è stata di entusiasmo e ammirazione.
Mi spieghi meglio che cosa intendi quando dici che sbagliare è un tabù?
Nella cultura persiana i valori portanti sono, per le ragazze e le donne, la pazienza e l'essere accomodanti. Dire ciò che si pensa davvero è un problema. Quando mi sono trasferita qui è stato un cultural shock, perché in Iran tu diventi il tuo errore. Oggi so che si sopravvive serenamente agli errori, alle cazzate!
Il titolo misterioso N130A da dove nasce?
Dal contrasto tra anima e materia. Per renderlo visibile agli occhi ho mischiato le lettere, simbolo della spiritualità, ai numeri, che rappresentano la parte digitale e industriale. Per questo ho cambiato le lettere di "Nava", ho tenuto solo la N e la A, poi sono andata a fare qualche ricerca e ho scoperto che la A e la V in persiano sono la prima e la tredicesima lettera dell'alfabeto, li ho scambiati e ho creato il miscuglio tra questi due mondi.
Come ti prendi cura della tua parte spirituale e di quella, invece, urban?
Sin da bambina ho imparato a vivere in entrambi i mondi. Sono curiosa riguardo all'adattamento dell'essere umano che sa cambiare forma, grazie proprio allo spirito. Tutto è in mutazione, in cambiamento, la mia musica è in continuo divenire: io non vorrei mai nascere una cosa e morire tale e quale.
Ti piace lavorare in team?
Sì, il mio mondo si può creare solo insieme ad altre persone straordinarie con visioni geniali. Quindi grazie al direttore artistico del progetto, Gadi Sassoon, che si è aggiunto quest'anno, e ai miei storici Matteo Strocchia e Marco Servina che si occupano di tutta la veste grafica.
Che cosa desideri che succeda dopo l'uscita di questo ep?
Ho lavorato tantissimo sul live, con le coreografie in sincro, che possano mostrare al pubblico cosa succede on stage, più visual e riprese 3d. Il sogno è quello di portare questo show in festival internazionali, perché è uno show che non ho mai visto fare in Italia.